Dal 31 Ottobre al 12 Novembre, in una fredda e uggiosa Glasgow, le grandi potenze del mondo si sono riunite nel Cop26 per combattere il cambiamento climatico.
Il comitato scientifico afferma che il punto di non ritorno si attesta a 2°C, e le previsioni non sono delle più rosee: di questo passo, rischiamo di superare i 2,7°C nel 2100. Ormai non bastano più solo le parole, servono azioni concrete e un piano di riduzione delle emissioni dei gas serra nei prossimi anni. Solo la Cina è responsabile del 28,21% delle emissioni mondiali.

Un solo paese, quasi un terzo delle emissioni mondiali.
Anche gli Stati Uniti d’America sono colpevoli con quasi il 16% delle emissioni, seguono India con il 7% e Russia con il 5%. In Europa, lo stato più inquinante è la Germania con il 2,23%. Al momento, è stato registrato un aumento di 1,1°C, con l’obiettivo degli accordi di Parigi del 2015 di non far crescere la temperatura oltre 1,5°C entro il 2100.
Il Regno Unito esorta i governi del mondo a tagli più consistenti delle emissioni di gas serra, attraverso un’importante accelerazione dei loro programmi di riduzione delle emissioni.
La proposta, tuttavia, non è andata molto lontano:
Webson, diplomatico di Antigua e Barbuda che rappresenta l’Alleanza dei piccoli stati insulari, afferma: “Sollecitare e incoraggiare non è un linguaggio decisivo”. I paesi in via di sviluppo stanno cercando aiuti concreti da parte delle nazioni ricche per avere più fondi per passare all’energia rinnovabile e proteggersi dagli effetti del cambiamento climatico, come la siccità e l’aumento del livello del mare.
Tuttavia, da un lato i paesi sviluppati spingono sull’impegno anche dei paesi in via di sviluppo, ancora esenti dalle regole, mentre questi paesi economicamente più deboli stanno chiedendo aiuti concreti per allinearsi ai canoni da rispettare. Siamo ancora in fase di negoziazione tra i governi, con programmi totalmente differenti e discordanti. Secondo le altre potenze che siedono al tavolo della Cop26, il piano di riduzione delle emissioni di Cina e Stati Uniti non è sufficiente.
D’altra parte, la Cina e l’India hanno precedentemente respinto le pressioni dell’Occidente per tagliare le emissioni prima. Essi sostengono che le emissioni pro-capite degli Stati Uniti e della maggior parte delle nazioni europee sono ancora ben al di sopra di quelle del mondo in via di sviluppo.
L’Onu sostiene che, se i programmi allo stato attuale venissero rispettati, il riscaldamento potrebbe essere limitato a 2,2°C. Non abbastanza, serve fare di più.